“La Commissione e l’EEAS (il servizio diplomatico europeo, ndr) sono in stretto contatto con gli Stati membri. All’inizio di quest’anno abbiamo avviato contatti esplorativi a livello tecnico con le autorità de facto in Afghanistan. Vogliamo continuare a sostenere gli sforzi degli Stati membri”, ha dichiarato il portavoce.
Venti paesi hanno sollecitato la scorsa settimana, in una lettera al Commissario europeo per le Migrazioni Magnus Brunner, passi concreti per rafforzare il rimpatrio volontario e forzato degli afghani senza diritto di soggiorno. Chiedono una maggiore coordinazione e cooperazione europea per aumentare il numero di espulsioni, anche attraverso una missione nel paese.
Gli Stati membri hanno emesso lo scorso anno oltre 22.800 ordini di lasciare il territorio a cittadini afghani, ma solo 435 sono effettivamente tornati. Le espulsioni verso l’Afghanistan sono ulteriormente ostacolate dall’assenza di relazioni diplomatiche complete con Kabul. L’UE e gli Stati membri non riconoscono ufficialmente il regime talebano.
La Germania ha comunque inviato all’inizio di questo mese una delegazione a Kabul per avviare colloqui su espulsioni regolari, inizialmente di criminali condannati. Il Ministro dell’Interno Alexander Dobrindt ha parlato la scorsa settimana di negoziati “avanzati” e ha offerto ad altri Stati membri di collaborare.