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Bruxelles (ANSA) – Uno dei principi cardine sui quali i 27 Stati membri dell’Ue stanno lavorando per arrivare ad un accordo sul nuovo Patto per la migrazione è quello d’istituire una formula – calcolata sulla base di dati oggettivi e condivisi – per definire “la capacità adeguata” di ogni Paese nell’ospitare i migranti (e la relativa applicazione delle “procedure di frontiera” d’identificazione). A questo meccanismo dinamico, che terrebbe in conto i flussi d’ingresso e di uscita, si affiancherebbe “un tetto annuale”. Quote e soglie sarebbero funzionali a far scattare gli interventi di “solidarietà obbligatoria” da parte degli altri Stati.

Il principio – sottolineano fonti diplomatiche – è ancora “oggetto di discussione” ai tavoli negoziali e rientra nel metodo di lavoro concordato tra i 27 secondo cui “nulla è deciso sinché tutto è deciso”. Anche perché il Patto sulla migrazione è un mosaico molto complesso composto da varie tessere legislative, come direttive, raccomandazioni e regolamenti. Una bozza di mediazione proposta dalla presidenza – di cui l’ANSA ha preso visione – indica chiaramente che è necessario “raffinare ulteriormente l’equilibrio tra solidarietà e responsabilità” e che “si deve tenere conto della particolare posizione geografica degli Stati membri di frontiera”.

Il testo ad ogni modo esclude che i ricollocamenti saranno mai resi “obbligatori”, benché siano previsti tra le misure di solidarietà insieme ai “contributi finanziari” e a non meglio precisati “altri interventi”. Come ha già precisato la presidenza svedese, infatti, si lavora per rendere obbligatorio “il principio di solidarietà” e non una misura a favore di un’altra. I negoziati – precisa una fonte diplomatica – procedono serrati per arrivare al prossimo Consiglio Affari Interni – previsto l’8 giugno in Lussemburgo – con una posizione il più possibile condivisa, in modo da centrare l’obiettivo di chiudere il mandato negoziale del Consiglio e poter avviare il trilogo con Commissione e Parlamento, perlomeno sulla parte che riguarda la gestione dell’asilo e della migrazione (26 maggio).

Usa vogliono entrare nel piano munizioni dell’Ue per Kiev

Bruxelles (ANSA) – Gli Stati Uniti puntano a rientrare nel piano munizioni approvato dall’Unione Europea e sinora riservato all’industria bellica europea. “L’apertura del processo di approvvigionamento e di acquisto alle industrie esterne all’Unione Europea permetterebbe di consegnare più rapidamente le forniture tanto necessarie all’Ucraina”, dice all’ANSA un alto funzionario del governo americano. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha convocato a Bruxelles in occasione della ministeriale Difesa di metà maggio i rappresentanti delle industrie della difesa transatlantici (dunque anche statunitensi) per cercare possibili sinergie.

“È impressionante – nota la fonte – la rapidità con cui è stato raggiunto l’accordo dell’Ue: il nostro obiettivo finale è quello di fornire il maggior numero di materiali agli ucraini nel più breve tempo possibile e questo è un passo importante”. Ma, aggiunge, “è inoltre fondamentale che l’Ue e la Nato collaborino per garantire il coordinamento delle attività di approvvigionamento, al fine di ridurre il rischio di duplicazioni” (28 maggio).

Verso Consiglio Nato-Ucraina per rafforzare i rapporti

Bruxelles (ANSA) – L’Alleanza Atlantica – a quanto apprende l’ANSA – molto probabilmente offrirà a Kiev la creazione di un Consiglio Nato-Ucraina come strumento per rafforzare i rapporti politici e affiancare il piano di assistenza militare pluriennale allo studio. Il Consiglio, infatti, permetterebbe a Kiev di prendere parte in modo molto più approfondito ai lavori Nato di quanto non sia possibile fare con l’attuale Commissione. Alcuni alleati, specie nel fianco orientale, stanno spingendo perché all’Ucraina venga offerto già al summit di Vilnius un chiaro cronoprogramma per l’ingresso nella Nato ma sul punto, al momento, non c’è accordo tra i 31.

Al momento, infatti, il formato della Commissione Nato-Ucraina resta a un gradino inferiore del Consiglio Nato-Russia, che per quanto inattivo per ovvie ragioni non è mai stato formalmente ripudiato da nessuna delle due parti. “È quantomeno curioso – sottolinea un’alta fonte diplomatica – che l’Alleanza mantenga questo strumento con la Russia e non l’accordi all’Ucraina, dopo tutto quello che è successo e il sostegno militare e politico senza precedenti che ha ricevuto”. Il cambiamento non sarebbe cosmetico. Il Consiglio permetterebbe a Kiev di prendere parte in modo molto più stretto ai lavori dell’Alleanza e ad essere partecipe del suo sviluppo e indirizzo.

I negoziati, sul punto, sarebbero ad uno stadio molto avanzato, per quanto l’accordo non è stato ancora siglato in via definitiva. Diverse fonti confermano che l’istituzione del Consiglio sarebbe “un risultato pratico” alla portata delle attuali posizioni registrate in senso all’Alleanza, che fatica a trovare un accordo “più ambizioso” sulle rassicurazioni da dare all’Ucraina per quanto riguarda il suo percorso di adesione, al di là delle più generiche promesse ferme, in termini di linguaggio, al summit di Bucarest del 2008. Le trattative peraltro continuano sulle parole esatte da usare nel comunicato finale del summit dei leader: l’ipotesi, circolata in una prima fase, di stilare una “dichiarazione politica separata” sul futuro ingresso di Kiev nella Nato pare al momento tramontata (27 maggio).

Ungheria, dal Parlamento europeo dubbi sulla presidenza di turno dell’Ue

Bruxelles (ANSA) – Sottolineando “l’importante ruolo della presidenza del Consiglio nel portare avanti i lavori del Consiglio sulla legislazione dell’Ue”, il Parlamento europeo “si chiede come l’Ungheria sia in grado di adempiere a questo compito in modo credibile nel 2024 alla luce del mancato rispetto del diritto dell’Ue e dei valori sanciti dall’articolo 2 Tue nonché del principio di leale cooperazione”. È quanto si legge nella bozza di proposta di risoluzione sullo stato di diritto in Ungheria e sui fondi europei congelati che verrà sottoposta al voto della mini-plenaria la prossima settimana. Il Parlamento europeo, si legge ancora, “chiede al Consiglio di trovare quanto prima una soluzione adeguata” e ricorda che gli stessi eurodeputati potrebbero “adottare misure adeguate qualora non si trovasse tale soluzione”.

“Sarà la prima volta che uno Stato membro sottoposto a una procedura ufficiale assumerà la presidenza di turno del Consiglio. Siamo seriamente preoccupati per la capacità del governo ungherese di guidare la presidenza del Consiglio dell’Ue e aderire ai valori europei, finché l’Ungheria non può essere considerata una democrazia funzionante”, specifica la relatrice al Parlamento europeo sulla situazione dello stato di diritto in Ungheria, Gwendoline Delbos-Corfield. L’Ungheria assumerà la presidenza del Consiglio dell’Ue, che spetta ogni sei mesi a ciascuno Stato membro, a partire da luglio 2024. La presidenza garantisce la continuità dell’agenda dell’Ue e rappresenta il Consiglio nelle relazioni con le altre istituzioni europee (24 maggio).

Scontri nel nord del Kosovo, ferma condanna di Ue e Usa

Scontri nel nord del Kosovo, ferma condanna di Ue e Usa – Photo by Armend NIMANI / AFP

Belgrado/Bruxelles (ANSA) – Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha ordinato lo stato di massima allerta dell’Esercito a causa degli scontri nel nord del Kosovo dove i serbi hanno cercato di impedire l’ingresso nei loro uffici dei nuovi sindaci di Zvecan, Zubin Potok e Leposavic. La polizia kosovara, appoggiata da mezzi blindati, è intervenuta per disperdere i dimostranti, facendo uso di lacrimogeni e bombe assordanti.

L’obiettivo era scortare l’ingresso dei sindaci nelle sedi municipali. Sindaci tutti di etnia albanese eletti nelle elezioni del 23 aprile scorso che erano state boicottate dai serbi per protesta contro la politica di Pristina. Il risultato era stata un’affluenza poco sopra il 3%, e il successo di candidati di etnia albanese, rappresentanti di appena il 2% della popolazione locale e chiamati a governare città i cui abitanti sono al 98% di etnia serba. Il bilancio degli scontri è stato di numerosi feriti, almeno una decina, da ambo le parti, alcune auto della polizia danneggiate e date alle fiamme, e un nuovo drammatico aumento della tensione interetnica nel nord del Kosovo.

“L’Ue condanna fermamente gli scontri che coinvolgono polizia e manifestanti kosovari nel nord del Kosovo, iniziati con il tentativo dei sindaci neoeletti di entrare negli edifici comunali. Deploriamo fermamente gli attacchi alle pattuglie della missione civile dell’Ue in Kosovo, Eulex” che “deve poter svolgere il proprio mandato pacificamente” ha fatto sapere Peter Stano, portavoce dell’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, in una nota. Ferma condanna alle “azioni del governo del Kosovo” è arrivata anche da Washington. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha chiesto al “primo ministro Albin Kurti di fermare immediatamente queste azioni e concentrarsi sul dialogo facilitato dall’Ue”.

Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.