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Bruxelles (ANSA) – Dal primo gennaio, per la seconda volta nella storia, Varsavia assumerà la presidenza di turno del Consiglio Ue e avrà un piano chiaro: mettere l’Est al centro della scena e dare priorità assoluta alla sicurezza. Un semestre segnato anche dalla campagna elettorale interna, con la Polonia che si prepara a eleggere il suo nuovo presidente a maggio.

Il primo ministro Donald Tusk, puntando sul fedele sindaco di Varsavia, Rafal Trzaskowski, sarà impegnato a giocarsi tutte le sue carte per dare la spallata definitiva ai conservatori del PiS – alleati a Bruxelles dell’Ecr di Giorgia Meloni – e conquistare anche lo scranno presidenziale. Issati nei palazzi delle istituzioni Ue a Bruxelles i vessilli biancorossi polacchi, il 9 e 10 gennaio la squadra dei commissari Ue guidata da Ursula von der Leyen farà il suo debutto a Danzica dando ufficialmente il via ai lavori.

Un appuntamento cruciale per fare il punto sul primo grande documento della Commissione in arrivo a gennaio e promesso dalla leader tedesca per i primi cento giorni del suo bis: la bussola per la competitività che porta il marchio di Mario Draghi. Il testo, stando alla prima bozza di agenda, arriverà già la settimana successiva, il 15 gennaio: da quei precetti per rilanciare la corsa del continente a Stati Uniti e Cina anche Varsavia prenderà spunto.

Declinandoli nelle sue grandi priorità: quella sicurezza militare, interna, economica ed energetica “essenziale”, nelle parole di Tusk, per dare nuovo slancio al continente e proteggere i suoi cittadini. Accantonata la diplomazia canaglia di Viktor Orban accondiscendente con Vladimir Putin, Varsavia, già sugli scudi con una spesa militare nazionale sopra il 4% del Pil quest’anno, punta a raggiungere il 4,7% nel 2025, lanciando la volata all’Europa intera verso i nuovi obiettivi Nato destinati a sfondare la soglia del 2% con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca.

Ma la sicurezza riguarda anche i confini interni dell’Europa, dove Schengen vacilla. La reintroduzione dei controlli alle frontiere e le crescenti tensioni sulla gestione dei migranti rendono urgente una risposta comunitaria: i Paesi membri attendono già a marzo la prima direttiva Ue sui rimpatri. L’intesa tra i Ventisette non sembra a rischio. Ma a decretarne il successo potrebbe essere un asse emergente tra Tusk e Meloni: il possibile contrappeso al sempre più debole predominio di Parigi e Berlino (30 dicembre).

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