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Bruxelles (ANSA) – Il primo ministro ungherese Viktor Orban, il cui Paese detiene la presidenza di turno dell’Ue, ha annunciato che inviterà il suo omologo israeliano Benyamin Netanyahu per protestare contro il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi). “Non abbiamo altra scelta che sfidare questa decisione. Inviterò” Netanyahu “a venire in Ungheria, dove posso garantirgli che la sentenza della Corte penale internazionale non avrà alcun effetto”, ha dichiarato in un’intervista alla radio statale.

L’Ungheria, se il premier israeliano arrivasse davvero sul suo suolo e non fosse arrestato, “violerebbe i suoi obblighi legali internazionali e la posizione dell’Ue sulla Corte penale internazionale”, ha detto all’ANSA un alto funzionario Ue. Budapest, infatti, ha ratificato l’accordo sulla giurisdizione della Corte ed è tenuta a far rispettare i mandati di arresto, pena il deferimento all’assemblea degli Stati membri.

La Commissione, in serata, ha ufficialmente rammentato agli Stati membri che hanno l’obbligo di rispettare le prescrizioni della Corte. “L’Unione Europea rispetta la sua indipendenza e la sua imparzialità”, ha rimarcato un portavoce. Netanyahu ha ringraziato Orban per l’invito, elogiandone la “chiarezza morale”. Sonore bordate arrivano anche dagli Usa (che non hanno mai sottoscritto lo Statuto di Roma, come Russia e Cina).

Per il presidente uscente Joe Biden i mandati di arresto sono “scandalosi”, mentre Donald Trump ha ribadito che gli Stati Uniti saranno “sempre a fianco d’Israele contro le minacce alla sua sicurezza”. A completare il giro dei grandi dell’Onu, c’è la Cina (la Corte adotti e persegua “una posizione oggettiva”), la Russia (le sentenze dell’Aja “per noi sono insignificanti”), la Francia (“prendiamo atto”) e la Gran Bretagna (“rispetteremo i nostri obblighi legali”).

Se Londra, tra i big europei, ha adottato la posizione probabilmente più netta, Berlino si è mostrata invece molto più cauta. “Esamineremo coscienziosamente i passi da compiere”, scrive in una nota il portavoce del cancelliere, precisando che azioni ulteriori saranno compiute “solo quando sarà prevedibile una visita in Germania del primo ministro Netanyahu e dell’ex ministro Galant” (22 novembre).

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