Bruxelles (ANSA) – Dopo il via libera arrivato dal cancelliere tedesco Olaf Scholz al regolamento sulla gestione delle crisi, è l’Italia a frenare sull’intesa chiave per la finalizzazione del Patto sulla migrazione e l’asilo. L’Italia ha chiesto tempo per valutare il nuovo compromesso sul regolamento in materia di gestione delle crisi migratorie proposto dalla presidenza spagnola per andare incontro alle richieste della Germania, in particolare sulle tutele per i migranti e sull’esclusione dei salvataggi delle Ong dalle situazioni di strumentalizzazione della migrazione che, stando alla normativa, attiverebbero l’emergenza flussi.
Il documento sul tavolo prevede che a innescare lo stato d’emergenza siano i governi nazionali, chiamati a esprimersi su richiesta di uno Stato o della Commissione europea. E, una volta aperta la crisi, la procedura contempla delle deroghe al sistema di asilo per andare incontro ai Paesi più esposti come l’Italia. Facendo scattare anche misure di solidarietà, come i ricollocamenti dei migranti. Per Berlino, i Paesi che chiedono l’attivazione della crisi “devono anche garantire di aver sfruttato appieno le misure” normali ed è importante che l’Ue decida su una richiesta di crisi “a maggioranza qualificata”, ha spiegato la ministra Nancy Faeser.
In caso di crisi alcuni standard di protezione dei richiedenti asilo vengono abbassati, consentendo ad esempio procedure più rapide e semplificate di screening delle domande e l’estensione della durata della detenzione dei migranti nei centri di accoglienza alle frontiere esterne, come nel caso delle strutture ricettive previste nel decreto migranti approvato da Roma. Berlino chiede che le richieste dei bambini e delle loro famiglie siano trattate con priorità e non vi siano deviazioni dalle normali condizioni di accoglienza.
A far discutere è anche l’inclusione nel regolamento di quelle situazioni di crisi artificiali innescate da Paesi extra-Ue che utilizzano i migranti come ‘arma’ per fare pressioni sui confini esterni dei Paesi membri, come nel caso della guerra ibrida cavalcata dalla Bielorussia. Su richiesta di Berlino, l’ultima versione del testo esclude i salvataggi delle Ong da questo ambito. ‘Le operazioni di aiuto
umanitario – recita il passaggio -, secondo gli standard europei, non dovrebbero essere considerate come strumentalizzazione dei migranti quando non vi è l’obiettivo di destabilizzare l’Unione o uno Stato membro’ (28 settembre).
Meloni sfida Berlino, controproposta italiana sulle Ong
La Valletta (ANSA) – Una “controproposta italiana”, se la Germania insisterà col voler fare “passi indietro” sulla regolamentazione delle Ong. Giorgia Meloni lancia il suo guanto di sfida a Berlino, mentre a Malta incassa le “convergenze” dei Med9, con il sostegno del presidente francese Emmanuel Macron al piano in 10 punti del capo dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen: per affrontare l’emergenza migranti che rischia di “travolgere tutti”, avverte la premier, se non si troveranno “soluzioni strutturali”.
L’Italia, è il messaggio che manda Meloni al cancelliere Olaf Scholz, con cui pure ci sono stati “contatti” nelle ultime ore, non ha intenzione di arretrare sulla battaglia per limitare al massimo l’attività delle organizzazioni non governative nel Mediterraneo. Sull’emendamento che chiede di escludere i salvataggi delle Ong dai potenziali casi di “strumentalizzazione dei migranti” Roma, spiega la premier, “ha chiesto tempo”. Ma al momento non sembrano esserci le condizioni per un compromesso.
Per l’Italia si tratta di “un passo indietro”. Se resta sul tavolo, dice il capo del governo, “allora noi proponiamo un altro emendamento in forza del quale il Paese responsabile dell’accoglienza dei migranti che vengono trasportati sulla nave di una Ong è quello della bandiera della nave”. Le Ong che “raccolgono i migranti”, le fa eco il ministro degli Esteri Antonio Tajani, “li portino nei loro Paesi” (29 settembre).
Fico si riprende la Slovacchia, ‘basta armi a Kiev’
Bratislava (ANSA) – Svolta in Slovacchia dove l’ex premier filorusso Robert Fico ha vinto le elezioni legislative anticipate e si è ripreso il Paese con due parole d’ordine: stop all’invio di armi all’Ucraina e stop ai migranti. Dopo lo spoglio dei voti nella notte che ha clamorosamente smentito i primi dati degli exit poll e confermato invece le previsioni della vigilia, Bratislava si è svegliata stamattina molto più vicina all’Ungheria sovranista di Viktor Orban che a Bruxelles.
L’assegnazione dell’incarico è stata preannunciata dalla presidente slovacca Zuzana Caputova dopo che i risultati delle elezioni di sabato hanno attribuito a Direzione-Socialdemocrazia (Smer-Sd) di Fico il 22,9% dei consensi e quindi ben 42 dei 150 seggi del parlamento monocamerale di Bratislava. Secondo è arrivato il partito liberale filo-Ue e pro-Occidente Slovacchia progressista (Ps) di Michal Simecka (18% e 32 deputati), che però non ha perso le speranze di formare una propria maggioranza coinvolgendo anche lui due dei sette partiti entrati in parlamento.
Nelle sue prime dichiarazioni dopo il voto, il post-comunista Fico, che non ha mai nascosto le sue simpatie per Vladimir Putin, ha ribadito che il suo governo sarà “pronto ad aiutare l’Ucraina a livello umanitario e con la ricostruzione, ma non con gli armamenti”, anche perché la Slovacchia “ha problemi maggiori che non l’Ucraina” (1 ottobre).
La Nato aumenta le forze dislocate in Kosovo
Bruxelles (ANSA) – In risposta all’attacco armato di domenica scorsa nel Nord del Kosovo, il Consiglio Atlantico ha disposto l’invio di più truppe per la missione Nato in Kosovo. E’ quanto si legge in una nota del Segretario Generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg. “Il Consiglio del Nord Atlantico si è riunito oggi per discutere della situazione in Kosovo” si legge nella nota, sottolineando la “profonda preoccupazione per le crescenti tensioni nel Nord del Kosovo” espressa dagli alleati.
“Da maggio – prosegue – abbiamo rafforzato la presenza della Kfor e proprio ieri il Consiglio ha autorizzato ulteriori forze per far fronte alla situazione attuale”. Nella nota l’Alleanza atlantica si dice pronta “se necessario” ad “apportare ulteriori modifiche alla posizione della Kfor” e chiede “a tutte le parti di ridurre urgentemente la tensione”, sollecitando “Belgrado e Pristina a impegnarsi nel dialogo facilitato dall’Ue, l’unico modo per risolvere le questioni in sospeso e raggiungere soluzioni che rispettino i diritti di tutte le comunità” (29 settembre).
Qatargate: Panzeri rilasciato sotto condizioni, non potrà lasciare il Belgio
Bruxelles (ANSA) – L’ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri, considerato la mente del Qatargate, lo scandalo di corruzione che ha coinvolto il Parlamento europeo, è stato rilasciato sotto condizioni. Lo riferisce la procura federale del Belgio, precisando che non potrà lasciare il Belgio né avere contatti con gli altri indagati. Arrestato il 9 dicembre scorso, Panzeri si trovava ai domiciliari dal 6 aprile dopo quattro mesi passati in carcere.
Il 17 gennaio aveva patteggiato con la giustizia belga una pena ridotta a un anno di reclusione in cambio delle sue confessioni. La Camera di consiglio del tribunale di Bruxelles ha accolto l’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Panzeri, senza obiezioni da parte della procura federale. “La giustizia belga – fa sapere il portavoce della procura, Eric Van Duyse – non considera più necessaria la detenzione” dell’ex eurodeputato, che tuttavia resta “a tutti gli effetti indagato fino alla chiusura delle indagini preliminari”.
Nel gennaio scorso Panzeri – accusato di corruzione, riciclaggio e di essere a capo di un’organizzazione criminale collegata a Qatar, Marocco e Mauritania per influenzare le politiche del Parlamento europeo – aveva firmato un memorandum da pentito con l’ex giudice istruttore Michel Claise, costretto a giugno a lasciare la guida del caso alla nuova giudice Aurélie Dejaiffe per un potenziale conflitto d’interessi tra suo figlio e quello dell’eurodeputata Maria Arena – molto vicina a Panzeri e più volte accostata al caso senza mai essere stata indagata – co-azionisti di una società di cannabis legale.
“Nel sistema penale belga, la liberazione anticipata a seguito di una condanna è una pratica frequente, resa possibile per esempio da motivi di buona condotta”, evidenzia ancora Van Duyse, precisando che “l’inchiesta prosegue”.
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