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Roma (ANSA) – Dopo le indiscrezioni dei media nei giorni scorsi, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dato il via libera ufficiale all’invio di 14 Leopard 2 all’Ucraina e alla fornitura dei carri armati di fabbricazione tedesca per altri Paesi, in primis la Polonia, e ha promesso di addestrare gli ucraini al loro uso in Germania. Poche ore dopo, Washington ha annunciato la fornitura di 31 carri armati Abrams, completando il tandem euro-americano delle armi pesanti in favore dell’Ucraina.

“Sono i tank più potenti al mondo”, ha sottolineato il presidente americano, Joe Biden, dopo aver avuto “una lunga conversazione” con Scholz, il presidente francese Emmanuel Macron, il premier britannico Rishi Sunak e la premier Giorgia Meloni a rappresentare l’Italia. “Siamo uniti nel sostegno all’Ucraina”, ha spiegato il capo della Casa Bianca, assicurando che non è stata la Germania a “costringerlo a cambiare idea” sull’invio degli Abrams, che non rappresentano “un’offensiva contro la Russia”, ha poi tenuto a precisare.

Di tutt’altra idea è Mosca, che ha condannato la mossa occidentale: gli Abrams in Ucraina “bruceranno allo stesso modo degli altri” carri armati, sono state le parole del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, mentre l’ambasciatore russo in Germania ha definito “altamente pericolosa” la decisione di Scholz. Secondo Spiegel, gli alleati europei sono pronti a dare 80 Leopard 2 all’Ucraina, per formare due battaglioni di 40 veicoli. Dodici i Paesi che avrebbero accettato di fornire carri armati tedeschi, tra questi sicuramente la Polonia e la Norvegia (25 gennaio).

Meloni e Tajani, ‘più Italia nei Balcani, entrino in Ue’

Trieste (ANSA) – “Più Italia nei Balcani” e “accelerazione” del processo di integrazione europea della regione. Sono queste le priorità del governo italiano rilanciate dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro degli Esteri Antonio Tajani alla Conferenza di Trieste, “città ponte” per antonomasia, dove si sono riuniti ambasciatori, istituzioni e i rappresentanti del mondo produttivo italiano. L’adesione all’Ue dei Paesi dei Balcani occidentali diventa quanto mai cruciale dopo l’invasione russa dell’Ucraina: sia Roma che Bruxelles vogliono evitare che finiscano sotto l’orbita di Mosca. Investire su quei Paesi, inoltre, è ritenuto funzionale alla gestione dei flussi migratori.

Portare “più Italia nei Balcani è l’obiettivo di questo governo” perché “ce lo chiedono tutti gli amici della regione”, ha detto Meloni in un videomessaggio di saluto per la Conferenza. “Siamo protagonisti ma dobbiamo rinnovare la nostra presenza e investire nei settori strategici”, ha detto Meloni in un videomessaggio di saluto per la Conferenza. “È urgente che l’Ue sviluppi una nuova visione” e “metta l’allargamento” alla regione “tra le sue priorità”, ha aggiunto la premier, sottolineando come la “piena integrazione” dei Balcani avrà ricadute positive per tutto il continente su dossier come “lotta alla corruzione, contrasto dei traffici illegali, gestione e contenimento dei flussi migratori irregolari, prevenzione e contrasto del radicalismo”.

Sul percorso di adesione di Serbia, Albania, Macedonia del Nord, Bosnia, Montenegro e Kosovo negli ultimi anni la spinta propulsiva dell’Ue si era affievolita. “Vogliamo essere più presenti perché in politica quando si lasciano degli spazi vuoti poi vengono occupati da altri”, ha avvertito Tajani, citando ad esempio la Serbia che rischia di guardare “a oriente più che all’Europa”: un riferimento alla Russia, ma anche alla Cina. Per questo motivo, ha aggiunto il titolare della Farnesina, l’Italia chiede una “accelerazione” dei processi di adesione dei Paesi dei Balcani occidentali (24 gennaio).

Ankara rinvia i negoziati per l’adesione di Svezia e Finlandia nella Nato

Bruxelles (ANSA) – La protesta del politico di estrema destra Rasmus Paludan – che ha dato fuoco ad una copia del Corano davanti all’ambasciata turca a Stoccolma – potrebbe costare molto cara alla Svezia. E all’Alleanza Atlantica in generale. Ankara, stando alle ultime indiscrezioni, ha infatti rinviato a tempo indeterminato i negoziati tripartiti – ovvero con Finlandia e la stessa Svezia – nel quadro del memorandum firmato l’anno scorso a Madrid, previsti per febbraio a Bruxelles.

L’effetto, nell’immediato, potrebbe essere quello di spezzare l’asse tra Finlandia e Svezia, che hanno sempre detto di voler procedere in tandem: il governo guidato da Sanna Marin infatti ha risolto le (minime) divergenze che aveva con le autorità turche e potrebbe ottenere la ratifica in tempi brevi. “Chiaramente dovremo rivalutare la situazione se la richiesta svedese dovesse arenarsi”, ha dichiarato il ministro degli Esteri finlandese Pekka Haavisto. Un’adesione congiunta rimane “la prima opzione” ma “se è successo qualcosa per cui a lungo termine la Svezia non potrà più andare avanti”, il Paese dovrà trarne le ovvie conseguenze.

In serata il premier svedese Ulf Kristersson ha cercato di rilanciare “il dialogo di lavoro” con Ankara, tornando a criticare i “provocatori” che stanno cercando di destabilizzare la candidatura svedese e invitando alla “calma” di fronte a una situazione “seria”. Turchia e Ungheria sono gli unici due alleati Nato a non aver ancora ratificato l’adesione di Svezia e Finlandia. Senza il sì di Ankara e Budapest il pieno ingresso di Stoccolma ed Helsinki nella Nato non può avvenire (24 gennaio).

Qatargate, Cozzolino respinge le accuse: ‘mai ricevuto denaro’

Bruxelles (ANSA) – “L’eurodeputato Andrea Cozzolino ha contestato le ipotesi investigative alquanto generiche formulate a suo carico, ha dichiarato formalmente di non aver mai ricevuto direttamente o indirettamente né denaro contante né altre forme di sostentamento e di essere totalmente all’oscuro delle attività realizzate dal signor Giorgi e dal signor Panzeri”. Lo hanno detto gli avvocati del politico italiano al termine dell’audizione sulla revoca della sua immunità davanti alla commissione Giustizia del Parlamento europeo nell’ambito delle indagini sul Qatargate.

Nel pomeriggio di ieri la presidente della Commissione Giustizia, Manon Aubry, aveva presentato agli eurodeputati la sua relazione, con stralci degli interrogatori dell’ex europarlamentare Antonio Panzeri e del suo braccio destro Francesco Giorgi, finiti entrambi in carcere il 9 dicembre scorso. Interrogatori in cui i due fanno riferimento a un possibile coinvolgimento nella trama di corruzione di Cozzolino e del collega socialista belga Marc Tarabella. Martedì 31 gennaio la Commissione Giustizia voterà in sessione straordinaria se revocare l’immunità dei due europarlamentari. La parola passerà quindi alla plenaria dell’Eurocamera, che dovrebbe esprimersi in via definitiva durante la sessione di febbraio a Strasburgo (24 gennaio).

Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.