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Bruxelles (ANSA) – L’Ue è a un passo dalla prima storica legislazione al mondo per regolare il lavoro della gig economy. Dopo lo stop a dicembre che ha spinto a cercare un nuovo compromesso con il Parlamento europeo, gli Stati al Consiglio Ue hanno infine approvato l’intesa sulla direttiva per i lavoratori delle piattaforme digitali, come Uber e Deliveroo, indicata spesso come la ‘direttiva rider’. La parola tornerà ora all’Eurocamera, ma la strada della riforma sembra ormai in discesa.

Le nuove regole proposte la prima volta nel 2021 dalla Commissione europea riguarderanno secondo le attuali proiezioni oltre 43 milioni di lavoratori già nel 2025, con una crescita impetuosa dunque rispetto ai 28 milioni e poco più stimati solo due anni fa. Il nuovo compromesso ha diluito la proposta iniziale, dopo l’opposizione a dicembre di Francia, Germania, Estonia e Grecia. E al nuovo voto ora al Consiglio Epsco solo Berlino e Parigi si sono astenute. L’intesa prevede che saranno solo gli Stati a stabilire nei propri sistemi giuridici la presunzione legale di occupazione.

La valutazione sarà fatta in base al diritto nazionale e ai contratti collettivi, tenendo anche conto della giurisprudenza Ue. Spetterà invece alla piattaforma digitale confutare la presunzione che ci sia un rapporto di lavoro. La nuova direttiva vieterà poi il monitoraggio o la gestione automatizzato del lavoro, e porrà vincoli al trattamento di tutta una serie di dati personali del lavoratori delle piattaforme, come i dati biometrici, lo stato emotivo o psicologico.

La ministra del Lavoro Marina Calderone ha salutato con favore l’intesa raggiunta a Bruxelles: “Il testo approvato ci lascia la libertà a livello nazionale di declinare i princìpi della direttiva nel nostro sistema, mantenendo le tutele per i lavoratori indipendentemente dal loro status – ha affermato -, senza penalizzare le imprese. Un buon punto d’equilibrio e una soluzione europea condivisa in risposta alle sfide di un mondo in evoluzione”. L’Italia, ha sottolineato Calderone, ha ottenuto il chiarimento che i taxi tradizionali saranno esclusi.

Nell’Ue operano circa 500 piattaforme digitali per il lavoro, presenti in ogni Paese dell’Unione. Tra il 2016 e il 2020 i ricavi nell’economia delle piattaforme sono cresciuti di quasi cinque volte, passando da 3 miliardi di euro stimati a circa 14 miliardi di euro. “Abbiamo vinto. I sindacati hanno fatto la differenza” ha commentato il segretario della confederazione europeai dei sindacati Etuc Ludovic Voet (11 marzo).

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