Bruxelles (ANSA) – Sull’onda del Qatargate la Commissione europea presenta agli Stati membri un corposo pacchetto per inasprire la lotta alla corruzione, non solo dentro le mura di casa, ma anche a livello globale, con un nuovo regime sanzionatorio disegnato esclusivamente per colpire chi si macchia di questi reati. “La corruzione è una cancrena ed è in aumento”, ha messo in guardia il vicepresidente Margaritis Schinas. E l’Ue non ne è esente, anzi. “E’ un problema enorme e non riguarda solo le organizzazioni criminali ma pure i cosiddetti colletti bianchi”, precisa la commissaria agli Affari Interni, Ylva Johansson.
In concreto il pacchetto prevede una “comunicazione sullo stato dell’arte”, che istituirà al contempo un “network” incardinato presso il commissariato Interni per mappare “le aree comuni” in cui i rischi di corruzione sono elevati in tutta l’Ue. Poi c’è una direttiva, ovvero il cuore del provvedimento. Con questo atto giuridico – stabilisce un obiettivo che tutti i paesi dell’Ue devono conseguire – l’esecutivo blustellato mira ad armonizzare il panorama legislativo comunitario, introducendo pene “minime” elevate, “allungando” la prescrizione, rivedendo le “aggravanti e le attenuanti”, dando alle forze di polizie e alle autorità giudiziarie strumenti “più efficaci” per indagare i crimini di corruzione. Che verranno ampliati includendo capi di accusa come “appropriazione indebita, traffico d’influenze, malversazione, arricchimento illecito”.
Naturalmente le agenzie comunitarie – Europol, Eurojust ed Eppo – saranno pienamente coinvolte. Tra le aggravanti viene posto l’accento dell’azione “per conto di Paesi terzi” nonché la condizione di “funzionario di ente pubblico”. E qui l’intervento si salda alla proposta avanzata dal Servizio di Azione Esterna (Eeas) per introdurre il nuovo regime di sanzioni in linea con la politica estera Ue. “Il messaggio è chiaro: l’Ue non è aperta agli affari di coloro che sono coinvolti nella corruzione, ovunque essa si verifichi”, dichiara l’alto rappresentante Josep Borrell. Ne va anche della “sicurezza” europea. Ora la palla passa al Parlamento e al Consiglio (3 maggio).
L’Ue lancia un piano per produrre un milione di munizioni l’anno
Bruxelles (ANSA) – Un fondo da 500 milioni di euro dal bilancio Ue per co-finanziare la produzione di munizioni, nuove procedure di autorizzazione più snelle e la possibilità di utilizzare anche parte delle risorse della politica di coesione per i progetti nazionali. Sono le novità principali contenute nel nuovo ‘Act in support of ammunition production (Asap)’, il piano proposto oggi dalla Commissione europea per aumentare la produzione di munizioni in Europa portandola a un milione di pezzi all’anno.
“I Paesi membri che lo desiderano potranno utilizzare parte dei fondi del Pnrr per le munizioni” ha detto il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, presentando il nuovo piano per produrre in Europa un milione di munizioni all’anno, ‘Act in support of ammunition production (Asap)’. Il Recovery fund “è stato specificatamente costruito per tre principali azioni: la transizione verde, la transizione digitale e la resilienza. Intervenire puntualmente per sostenere progetti di industriali che vanno verso la resilienza, compresa la difesa, fa parte di questo terzo pilastro”, ha evidenziato il commissario.
Il nuovo piano Ue per produrre un milione di munizioni all’anno “contribuirà a fornire più munizioni all’Ucraina per difendere i suoi cittadini e rafforzerà anche le nostre capacità di difesa europee” ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, evidenziando che con l”Act in support of ammunition production (Asap)’ mobiliterà, insieme agli Stati membri, “un ulteriore miliardo di euro per potenziare le capacità in tutta Europa” (3 maggio).
Nel dialogo Serbia-Kosovo è tornato un clima difficile

Bruxelles (ANSA) – Si vedono ancora molte nuvole all’orizzonte nel dialogo tra Belgrado e Pristina. Il nuovo round di negoziati che ha avuto luogo martedì a Bruxelles alla presenza del presidente serbo, Aleksandar Vucic, e del premier kosovaro, Albin Kurti, con la mediazione dell’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, si è tenuto, a quanto si apprende, in “un’atmosfera molto difficile”.
Tre sono stati i punti discussi: la dichiarazione sulle persone scomparse; l’associazione dei comuni serbi in Kosovo, la questione più spinosa del negoziato, e gli affari correnti, in particolare la situazione nel nord del Kosovo a maggioranza serba. Elemento positivo dell’incontro è stata l’approvazione da parte dei due leader della dichiarazione sulle persone scomparse, questione su cui le parti negoziano da due anni. Durante la riunione poi, è stata presentata la prima bozza dello statuto sull’associazione dei comuni serbi. “I punti di vista delle parti sulla natura” dell’ente “sono chiaramente distanti”, ha detto Borrell, al termine della riunione.
Il Kosovo, che ritiene l’associazione dei comuni serbi contraria alla Costituzione, ha deciso di destituire il Management Team, incaricato di presentare la bozza, dopo l’incontro e questo in violazione degli accordi di dialogo siglati dieci anni fa, come ha precisato il portavoce di Borrell, Peter Stano. La riunione è stata anche l’occasione per le parti di discutere di una roadmap per l’attuazione dell’accordo, e della situazione nel nord del Kosovo che, secondo le stesse fonti, potrebbe portare a nuove tensioni “anche violente”.
Ad esacerbare il quadro è l’elezione dei sindaci dei 4 comuni a maggioranza serba che si trovano nel nord del Kosovo e che andranno a sostituire quelli dimessisi nel novembre dell’anno scorso in segno di protesta per la mancata attuazione degli accordi di Bruxelles del 2013. Il voto è stato inficiato dal boicottaggio promosso dalla Serbia e che è risultato in un’affluenza del 3% e nell’elezione di sindaci tutti di etnia albanese. Per prevenire l’escalation, i mediatori europei hanno sottoposto alle parti “diverse soluzioni, ma i leader non sono riusciti a trovare una soluzione” (4 maggio).
Nove Paesi Ue, voti su politica estera siano a maggioranza
Bruxelles (ANSA) – Nove Paesi Ue hanno lanciato un ‘Gruppo di amici’ per promuovere il voto a maggioranza qualificata – e non più all’unanimità – nella Politica estera e di sicurezza comune europea. Il documento, promosso dalla Germania, vede tra i firmatari Francia, Italia, Spagna, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Finlandia, Slovenia.
“L’obiettivo è migliorare l’efficacia e la velocità del processo decisionale. Sullo sfondo della guerra di aggressione della Russia e delle crescenti sfide internazionali siamo convinti che la politica estera dell’Ue necessiti di processi adeguati per rafforzare l’Ue come attore di politica estera”, recita il documento.
L’iniziativa tedesca, a quanto si apprende, è nella sua fase iniziale. Al momento ha dato vita ad un coordinamento informale tra i nove Paesi ma è guardata con interesse dall’Italia sebbene l’approccio di Roma, come quello di Parigi, sia più “orizzontale”, ovvero finalizzato a estendere la procedura della maggioranza qualificata oltre il settore della politica estera e di sicurezza. Il documento comune arriva dopo le numerose occasioni in cui, in particolare l’Ungheria, il veto di un solo Paese ha rallentato molte decisioni dell’Ue, a cominciare da quelle sulle sanzioni.
Il Gruppo, si legge nel documento, “mira a compiere progressi nel miglioramento del processo decisionale della Pesc in modo pragmatico, concentrandosi su misure pratiche concrete e basandosi sulle disposizioni già previste dal Trattato sull’Ue. I membri hanno concordato di fare regolarmente il punto della situazione e hanno sottolineato la necessità di lavorare a stretto contatto con tutti gli Stati membri dell’Unione europea, nonché di coordinarsi con le istituzioni dell’Ue”.
“Tutti gli Stati membri che desiderano compiere progressi nel processo decisionale della politica estera e di sicurezza comune, in particolare per quanto riguarda un maggiore ricorso al voto a maggioranza qualificata, e senza pregiudicare un più ampio dibattito sul voto a maggioranza qualificata in altri settori politici, sono invitati a far parte del Gruppo. Il Gruppo condividerà i risultati delle sue deliberazioni in modo trasparente con tutti gli Stati membri”, recita ancora il documento (4 maggio).
Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.