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Bruxelles – Nella prima reazione alla decisione del Dipartimento di Stato americano di vietargli i viaggi nel Paese, l’ex commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton in un post su X si è chiesto se “sia tornata la caccia alle streghe di McCarthy”, alludendo alle attività di “lotta contro il comunismo” negli USA del senatore repubblicano Joseph McCarthy negli anni ’50 del secolo scorso, che in seguito furono giudicate ingiustificate e caratterizzate da accuse eccessive.
Nella decisione del Dipartimento di Stato si afferma che il divieto di ingresso negli USA per Breton e altre quattro persone provenienti dall’Europa viene introdotto a causa dei loro “sforzi per fare pressione sulle aziende tecnologiche americane affinché censurino o sopprimano posizioni americane”.
Breton è considerato l’autore del Digital Services Act (DSA) dell’UE che, tra l’altro, ha introdotto regole severe per le grandi aziende tecnologiche in materia di tutela della privacy, contrasto alla disinformazione, raccolta dei dati e prevenzione dei discorsi d’odio online, il che negli USA è stato valutato come un tentativo di censurare le opinioni e limitare il settore IT americano.
– A titolo di promemoria: il 90 per cento del Parlamento europeo – il nostro organo democraticamente eletto – e tutti i 27 Stati membri hanno votato all’unanimità a favore del Digital Services Act. Ai nostri amici americani: la censura non è dove pensate che sia, ha scritto Breton nel post su X.
Alla decisione americana ha reagito anche il ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot, che ha “condannato fermamente” il divieto di viaggio negli USA imposto al suo connazionale Breton e ad altri quattro europei.
– Il Digital Services Act è stato adottato democraticamente in Europa per garantire che ciò che è illegale offline sia illegale anche online. Esso non ha assolutamente alcuna portata extraterritoriale e in nessun modo riguarda gli Stati Uniti, ha affermato Barrot in un post su X.
Secondo lui, i popoli d’Europa sono liberi e sovrani e non possono permettere che le regole che disciplinano il loro spazio digitale siano imposte da altri.
Il divieto è stato “fermamente condannato” anche dalla Commissione europea, che ha comunicato di aver chiesto “chiarimenti” agli USA su tale decisione.
– La libertà di espressione è un diritto fondamentale in Europa e un valore fondamentale condiviso con gli USA e con l’intero mondo democratico. L’UE è un mercato interno aperto basato su regole, con il diritto sovrano di regolamentare l’attività economica in conformità con i propri valori democratici e i propri obblighi internazionali, ha sottolineato la Commissione.
Secondo la Commissione, le norme digitali dell’UE garantiscono un campo di gioco sicuro, equo e paritario per tutte le imprese e sono applicate in modo equo e senza discriminazioni.
– Abbiamo chiesto chiarimenti alle autorità americane e restiamo in dialogo. Se necessario, risponderemo in modo rapido e deciso per difendere la nostra autonomia regolamentare da misure ingiustificate, ha aggiunto la Commissione europea.
Nella reazione si sottolinea anche che è essenziale per l’UE poter proteggere i propri cittadini dalle minacce online, come le immagini di terrorismo o l’abuso di minori.
– La legislazione dell’UE non censura, si evidenzia nel comunicato della Commissione europea.
La decisione americana è stata condannata in un post su X anche dalla vicepresidente esecutiva della CE per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia e commissaria europea per le tecnologie digitali e di frontiera Henna Virkkunen, che ha sottolineato che le norme digitali dell’UE sono state “definite democraticamente dal Parlamento europeo e dagli Stati membri”.
Oltre a Breton, il divieto di viaggio negli USA è stato imposto anche all’amministratore delegato del Center for Countering Digital Hate, Imran Ahmed, ai dirigenti dell’organizzazione tedesca “HateAid”, Josephine Ballon e Anna-Lena von Hodenberg, e alla direttrice del Global Disinformation Index (GDI), Clare Melford. (24 dicembre 2025)