Washington (ANSA) – Donald Trump minaccia l’Unione Europa con dazi al 50% a partire dal primo giugno. Le trattative in corso “non stanno andando da nessuna parte”, ha tuonato il presidente sul suo social Truth, avvertendo: “Non cerco un accordo”. Poco prima dell’affondo contro Bruxelles, Trump ha evocato anche tariffe del 25% per l’iPhone se Apple non lo produrrà negli Stati Uniti. L’Europa è da mesi uno dei bersagli preferiti di Trump nella sua guerra commerciale.
“L’Ue è stata creata con lo scopo primario di trarre vantaggio dagli Stati Uniti in termini commerciali, ed è molto difficile da gestire. Ha forti barriere commerciali, l’iva, sanzioni aziendali ridicole, barriere commerciali non monetarie, manipolazioni monetarie, cause legali ingiuste e ingiustificate contro le aziende americane”, ha illustrato Trump su Truth motivando la sua decisione di “raccomandare” dazi al 50%” mentre era atteso un nuovo confronto negoziale tra il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, e uno dei due negoziatori americani, Jamieson Greer.
Proprio Sefcovic, al termine dei colloqui, ha tuttavia tenuto il punto: “L’Ue è pienamente coinvolta e impegnata a garantire un accordo che vada bene per entrambi. La Commissione Ue è pronta a lavorare in buona fede. Il commercio tra Ue e Usa non ha eguali e deve essere guidato dal rispetto reciproco, non dalle minacce. Siamo pronti a difendere i nostri interessi”. A cercare di spiegare la logica della minaccia di Trump all’Europa è stato il segretario al Tesoro Scott Bessent, il ‘negotiator-in-chief’ nel commercio.
Il presidente ritiene che le proposte dell’Ue sui dazi “non sono buone e di qualità come quelle presentate da altri” Paesi, ha detto ai microfoni di Fox ribadendo come l’Ue ha un “problema di azione collettiva” con i singoli paesi che non sanno cosa l’Ue sta negoziando. La minaccia di Trump – ha aggiunto – è una risposta al ritmo europeo nelle trattative. Dopo aver imposto dazi al 20% contro l’Ue il 2 aprile, Trump ha concesso una pausa di 90 giorni per cercare di raggiungere un accordo.
Ora, a metà strada dalla scadenza del 9 luglio, il presidente alza il tiro ed evoca tariffe al 50%, più del doppio rispetto a quelle annunciate il ‘giorno della liberazione’. All’interno della Casa Bianca molti ritengono la minaccia sia solo uno strumento negoziale e sono convinti che Trump non vi darà seguito. Molti osservatori invece si sono detti particolarmente preoccupati perché a rischio c’è l’economia europea ma anche quella americana, sulla quale pesa il macigno di un deficit e un debito elevati che le sono già costati il downgrade da parte di Moody’s (23 maggio).
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