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Bruxelles (ANSA) – L’Unione europea lavorerà all’istituzione di un tribunale speciale sotto l’egida dell’Onu per giudicare i crimini di guerra commessi dalla Russia in Ucraina. “La Russia – scrive in un tweet la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – deve pagare per i suoi crimini orribili. Collaboreremo con la Corte penale internazionale e contribuiremo alla creazione di un tribunale speciale per giudicare i crimini della Russia. Con i nostri partner, ci assicureremo che la Russia paghi per la devastazione che ha causato, con i fondi congelati degli oligarchi e i beni della sua banca centrale”. 

La Commissione ha lanciato due ‘paper’ differenti come base della discussione; il primo riguarda il tribunale speciale, il secondo il sentiero legale per arrivare alla confisca dei beni congelati in ossequio alle sanzioni. La proposta verrà presentata alla riunione dei Rappresentanti dei 27 di giovedì e ha già innescato due importanti reazioni. Da un lato quella degli Usa, che hanno assicurato il loro sostegno “all’idea di uno sforzo internazionale per mettere Mosca di fronte alle sue responsabilità”. Sul fronte opposto la risposta dei russi non si è fatta attendere: “Se i beni dei nostri cittadini saranno confiscati ci saranno misure adeguate”, ha avvertito la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova (30 novembre).

Nato, porte aperte a Kiev ma ora spingere su aiuti

Il segretario generale della nato, Jens Stoltenberg – Foto: Grigore Popescu – Agerpres

Bucarest (ANSA) – Quasi 15 anni fa la Nato ‘aprì le sue porte’ all’Ucraina – e alla Georgia – al summit di Bucarest. Oggi i ministri degli esteri Alleati, riuniti nuovamente nella capitale romena, riaffermano quella promessa e si dicono pronti a “rafforzare il partenariato con Kiev mentre avanza nelle sue aspirazioni euro-atlantiche”. Ma ora c’è da affrontare subito l’emergenza, con “Putin che vuole usare l’inverno come arma”, sostenendo Kiev, soprattutto sul fronte energetico dopo i pesanti danni inflitti dai russi alle sue infrastrutture.

E “il messaggio è chiaro: sosterremo l’Ucraina finché serve”, scandisce il segretario generale Jens Stoltenberg sottolineando che l’Alleanza sarà al fianco degli ucraini per riparare le reti elettriche e per la “protezione della popolazione dagli attacchi missilistici”. La due giorni della Nato serve a fare il punto e ad aprire la strada al vertice dei leader di Vilnius, in luglio – si devono ‘mettere a terra’ le decisioni prese la scorsa estate con la pubblicazione del Concetto Strategico. Il tutto mentre impazza la guerra nell’est dell’Europa. A Bucarest c’è anche il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, che agli Alleati ha chiesto “missili difensivi Patriots e trasformatori elettrici” con la celerità più assoluta.

Di negoziati invece non se ne parla proprio. “Non è il momento, ora dobbiamo concentrarci sull’aiuto da dare a Kiev per l’inverno”, precisa la fonte. Ma a Bucarest l’attenzione non è rivolta solo all’Europa. Domani infatti gli Alleati discuteranno di Cina: mentre Pechino si dice pronta a “rafforzare la cooperazione energetica” con la Russia la Nato vuole evitare che si commettano gli errori del passato e i suoi membri si trovino eccessivamente dipendenti dal dragone. Com’è stato per il gas di Putin (29 novembre).

Bruxelles rivoluziona il packaging, è scontro con Roma e Parigi

Bruxelles (ANSA) – La Commissione europea lancia la rivoluzione del packaging e punta sul riuso e il ‘vuoto a rendere’ per bottiglie di plastica e lattine in alluminio. L’obiettivo è ridurre i rifiuti di imballaggio del 15% pro-capite per ogni Paese entro il 2040. Secondo la proposta di regolamento, entro il 2030 il 20% delle vendite di bevande take-away dovrà essere servito in imballaggi riutilizzabili o usando i contenitori dei clienti, per arrivare all’80% nel 2040. Vietate le confezioni monouso all’interno di bar e ristoranti e i flaconcini negli hotel. Prevista una quota obbligatoria di contenuto riciclato nei nuovi imballaggi di plastica.

L’industria dell’imballaggio, con l’Italia e la Francia in prima linea a promettere battaglia al tavolo dei negoziati, ha bocciato il piano di Bruxelles per la riduzione dei rifiuti da imballaggio. “La proposta rischia di andare contro gli obiettivi del Green Deal, riportando indietro le lancette dell’orologio del riciclo e compromettendo la funzionalità degli imballaggi nel proteggere i prodotti e prevenire i rifiuti”, evidenzia l’organizzazione di categoria, Europen.

L’argomentazione è ancora più vera per l’Italia, regina del riciclo in Ue, dove i vertici di governo e Confindustria sono ormai da settimane in agitazione. Uno scontro portato sul podio della sala stampa dallo stesso Frans Timmermans, che presentando il pacchetto ha detto: “In Italia moltissimo già è stato fatto sul riciclo, vogliamo ancora di più, non di meno, non c’è competizione” con l’approccio del riuso e “nessuno” a Bruxelles “vuole mettere fine alle pratiche che funzionano bene o mettere in pericolo gli investimenti” nel settore. 

Una rassicurazione inutile per l’ex presidente di Confindustria, Antonio D’Amato, secondo il quale la proposta “rischia di mettere in difficoltà la tenuta stessa del sistema” produttivo, e per Fratelli d’Italia che ha già annunciato il suo netto ‘no’ (30 novembre).

L’Ue tiene il punto con Orban, fondi europei congelati

L’Ue tiene il punto con Orban, fondi europei congelati – Foto: Anna Szilagyi/AP/dpa

Bruxelles (ANSA) – La Commissione europea ha giudicato insufficiente l’attuazione del piano di riforme del governo ungherese, necessario per sbloccare i fondi europei di coesione nel quadro del meccanismo di condizionalità. In particolare, palazzo Berlaymont ha deciso “di mantenere la sua proposta iniziale del 18 settembre di sospendere il 65% degli impegni per tre programmi operativi nell’ambito della politica di coesione, per un importo di 7,5 miliardi di euro”. 

L’esecutivo comunitario, inoltre, ha approvato il piano di ripresa e resilienza ungherese, l’unico a non aver incassato finora il via libera di Bruxelles, ma lo ha vincolato al raggiungimento di 27 ‘super milestones’, sulla falsariga di quanto avvenuto con la Polonia. Questi impegni devono essere realizzati da Budapest prima che venga effettuato qualsiasi pagamento. Le ‘super milestones’ comprendono le 17 misure correttive individuate nel quadro del meccanismo di condizionalità per sbloccare i fondi di coesione, oltre che una serie di condizioni da soddisfare che puntano a tutelare l’indipendenza del sistema giudiziario.

“Non si sarà uno stanziamento dei fondi fino alla piena attuazione delle pietre miliari fondamentali. Il prossimo passo sarà quello del Consiglio, che deve approvare il piano ungherese”, ha annunciato il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis. “Monitoreremo con attuazione i progressi dell’Ungheria, l’accordo è molto chiaro”, ha aggiunto il commissario alla Giustizia Didier Reynders.

Ora la decisione passerà al vaglio del Consiglio, che dovrà decidere entro il 19 dicembre. Sul fronte del Pnrr non ci dovrebbero essere sorprese, mentre sul congelamento dei fondi resta il rischio che l’Ungheria crei una minoranza di blocco. E, in questo senso, decisiva potrebbe essere la posizione del governo italiano al quale Orban guarda come potenziale sponda. Per il momento l’Ungheria non sembra volere lo scontro e ha assicurato che gli impegni presi “saranno mantenuti” (30 novembre).

Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.