Have the article read by OpenAI (Beta). Please note that AI translations may take some time to process.

Bruxelles (ANSA) – A torto o a ragione, il pacchetto sanzioni contro la Russia elaborato dal senatore Lindsey Graham viene visto come l’unico bastone rimasto a spingere Vladimir Putin verso i negoziati. Ecco perché l’incontro tra la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il ‘duro’ dei repubblicani è significativo. La parola d’ordine qui è coordinamento. Tra Usa e Ue.

Perché come si va dicendo ormai da settimane – e lo ha ribadito oggi Volodymyr Zelensky al summit di Vilnius – se Mosca rifiuta i negoziati le sanzioni di Usa e Ue devono essere la risposta. “L’Ue sta preparando il suo diciottesimo round di severe misure restrittive, tra cui l’abbassamento del tetto massimo del prezzo del greggio: insieme a quelle statunitensi, aumenterebbero notevolmente l’impatto congiunto delle nostre sanzioni”, ha notato von der Leyen dopo l’incontro con Graham.

Il petrolio è al centro dell’attenzione. Perché è dall’oro nero, più che dal gas, che la Russia trae maggior profitto da investire poi nello sforzo bellico. “La Russia uccide indiscriminatamente uomini, donne e bambini: è ora che il mondo agisca con decisione contro l’aggressione russa, ritenendo la Cina e gli altri paesi responsabili dell’acquisto di petrolio russo a basso costo che alimenta la macchina da guerra di Putin”, ragiona Graham su X.

“Se volete che questa guerra finisca, spingete la Cina ad aiutare a porvi fine”. Certo, il disegno di legge di Graham ora come ora colpirebbe anche diversi stati europei, che ancora comprano gas gnl dalla Russia o petrolio via tubo (l’Ungheria di Viktor Orban, per esempio). Quindi la messa a terra sarà cruciale. Il riferimento alla Cina (e all’India, che pure acquista molto petrolio russo) è fondamentale, proprio perché il pacchetto Graham prevede dazi del 500% contro quei Paesi che compreranno ancora energia da Mosca.

Porre l’accenno – come fa von der Leyen – sul tetto al prezzo del greggio, abbassandolo, è senz’altro più realistico. E il G7 è il luogo dove portare a casa l’accordo (2 giugno).

La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ ANSA.