Bruxelles (ANSA) – La Commissione Europea ha presentato il piano sulla difesa – il Libro Bianco con ‘l’orizzonte 2030’, da una parte, e il ReArm Europe dall’altra – e i 27, per la prima volta, ne possono discutere in modo organico con le carte sul tavolo. Le posizioni d’ingresso però sono diverse, a volte divergenti. Ecco perché il negoziato – al di là delle conclusioni formali del vertice – non può che entrare nel vivo da oggi in poi.
Nelle bozze di conclusione i 27 invitano “ad accelerare i lavori su tutti i fronti per aumentare in modo decisivo la prontezza di difesa dell’Europa entro i prossimi cinque anni”. Parole definite molto nette rispetto agli standard. I leader chiedono poi “al Consiglio e ai co-legislatori di portare avanti rapidamente i lavori sulle recenti proposte della Commissione” e ad “avviare con urgenza l’attuazione delle azioni individuate” nello scorso vertice del 6 marzo nel campo dei settori militari di principale interesse e a “proseguire sulle relative opzioni di finanziamento”.
La roadmap prevede di chiudere al Consiglio Europeo di giugno, fissato in calendario subito dopo al summit della Nato in Olanda, dove gli alleati saranno chiamati ad aumentare i target di spesa sotto l’impulso energico di Donald Trump. Alcune tappe previste dal ReArm Europe, ad esempio l’attivazione delle deroghe al Patto di stabilità sulle spese in sicurezza. Al momento, una lista chiara di chi attiverà per certo la clausola e chi no, solo indizi (la Germania senz’altro, l’Olanda forse no, i Paesi ad alto debito come Italia e Francia sono sul chivalà).
L’altro aspetto spinoso è la norma sul ‘buy European’, fortemente voluto dalla Francia per dare impulso all’industria blustellata. Pure qui, le posizioni sono articolate, fra chi vorrebbe una catena del valore più aperta, che magari includa anche gli Usa, dopo aver avuto accesso al fondo da 150 miliardi – battezzato Safe – ideato per incoraggiare gli appalti congiunti. A cornice generale, il grande tema dei finanziamenti col derby tra favorevoli agli eurobond e i contrari.
Ora non c’è nulla sul debito comune ma il piano sulla difesa è da intendersi come “un primo passo”. “Paesi che hanno resistito per decenni hanno completamente cambiato posizione, oggi c’è un consenso molto largo al Parlamento Ue e lo testeremo anche sulle spese della difesa: nulla sia fuori dal tavolo”, ha detto la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, parlando degli Eurobond (20 marzo).
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