Washington (ANSA) – Donald Trump ha colpito duro le auto straniere importate negli Stati Uniti imponendo una tassa del 25% “permanente” a partire dal 2 aprile: il giorno della “liberazione dell’America” come l’ha definito il presidente, quando scatteranno anche i dazi reciproci nei confronti di 15 Paesi.
Per il tycoon la mossa servirà a stimolare la produzione nazionale, ma rischia di mettere a dura prova le finanze delle case automobilistiche che dipendono dalle catene di forniture globali e tradursi in costi più elevati per i consumatori americani. Wall Street ha chiuso in rosso ancora prima dell’annuncio ufficiale, mentre la maggior parte delle azioni delle case automobilistiche hanno lasciato sul terreno circa il 2-3%, da General Motors a Stellantis.
La misura del presidente americano potrebbe anche innescare ulteriori scontri commerciali con l’Unione europea, in particolare Paesi come Germania e Italia, ma anche Giappone e la Corea del Sud. Quasi la metà di tutti i veicoli venduti negli Stati Uniti, infatti, sono importati come è d’importazione quasi il 60% delle parti dei veicoli assemblati negli Usa.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è detta “profondamente rammaricata per la decisione degli Stati Uniti di imporre dazi sulle esportazioni automobilistiche dell’Ue”. “Le tariffe sono tasse: dannose per le aziende, peggiori per i consumatori, negli Stati Uniti e nell’Ue. L’Ue continuerà a cercare soluzioni negoziate, salvaguardando al contempo i propri interessi economici”, ha aggiunto.
Von der Leyen ha poi avvertito gli Stati Uniti che “in quanto grande potenza commerciale e forte comunità di 27 Stati membri, proteggeremo congiuntamente i nostri lavoratori, le imprese e i consumatori in tutta” (26 marzo).
La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ ANSA.