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Bruxelles (ANSA) – Ci potrebbe essere un prima e un dopo nei rapporti tra l’Ue e Israele e la linea di demarcazione potrebbe essere il massacro di Rafah. Gli ultimi raid, arrivati dopo che la Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato a Israele di fermare ogni offensiva sull’avamposto meridionale della Striscia, hanno rappresentato un nuovo colpo alle relazioni con l’Europa, tanto che in seno all’Unione si sta valutando di muoversi con delle sanzioni ad hoc.

Si tratterebbe di misure commerciali che hanno la loro base giuridica nell’Accordo di associazione entrato in vigore 24 anni fa. Nei ‘considerando’ del testo, infatti, tra le condizioni dell’accordo c’è il “rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite, in particolare nell’osservanza dei diritti umani e della democrazia”. Un rispetto che, secondo secondo la stragrande maggioranza dei Paesi Ue, Israele ha violato continuando nei raid su Rafah nonostante l’ordinanza della Corte dell’Aja.

“C’è stato un consenso molto chiaro sulla necessità di sostenere le istituzioni giuridiche umanitarie internazionali”, ha spiegato il ministro degli Esteri irlandese Michael Martin definendo “significativa” la discussione su eventuali sanzioni che i titolari della diplomazia europea hanno avuto nella riunione di lunedì.

Irlanda e Spagna, tra i Paesi membri, hanno ufficializzato il loro riconoscimento dello Stato della Palestina, dando il là ad un processo sul quale, oltre all’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell, anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel si è detto “favorevole” (28 maggio).

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