Roma (ANSA) – “Non ho rimpianti”, ma “non dico che avevo ragione”. Jacques Delors, ex presidente della Commissione europea, tra i padri dell’Euro e del mercato unico, morto oggi all’età di 98 anni, lasciò questa sorta di testamento politico in un’intervista a Le Point nel 2021. Nato a Parigi nel 1925 in un ambiente cattolico, Delors ricoprì la carica di ministro dell’Economia sotto il presidente François Mitterrand prima di approdare a Bruxelles segnando un’epoca unica nel Vecchio continente.
Qui rimase a capo della Commissione dal 1985 al 1995, svolgendo tre mandati consecutivi (caso unico finora) durante i quali venne istituito il mercato unico, riformata la politica agricola comune e furono firmati l’Atto unico europeo, gli accordi di Schengen e soprattutto il Trattato di Maastricht, che istituì l’Unione europea, mettendo in cantiere l’unione economica e monetaria che porterà alla creazione dell’Euro.
Perché l’Unione Europea funzioni ci vuole la competizione che stimoli, la solidarietà che unisca e la cooperazione che rafforzi
Jacques Delors, ex presidente della Commissione europea
Il presidente francese Emmanuel Macron lo ha ricordato in un tweet come un “uomo di Stato del destino francese” un “artigiano inesauribile della nostra Europa”, omaggiandone il lavoro e la memoria. Per la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è stato “un visionario che ha reso la nostra Europa più forte”. Enrico Letta, presidente dell’Istituto Jacques Delors, lo ha salutato così: “L’Europa moderna perde oggi il suo padre fondatore. Ne piangiamo la scomparsa, ci inchiniamo davanti alla sua forza e autorità morale, porteremo avanti con ancora maggior impegno le sue idee” (27 dicembre).
L’Italia boccia la ratifica del Mes, a rischio il paracadute per le banche
Bruxelles (ANSA) – All’indomani dell’intesa dei ministri delle Finanze europei sul nuovo Patto di stabilità, l’Europa resta a guardare il voto con il quale il Parlamento italiano mette la parola fine alla riforma del fondo salva-Stati. Ora il completamento dell’Unione bancaria è a rischio – è il monito comune dai toni duri del direttore generale del Mes, Pierre Gramegna, e del presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe -, con il paracadute per le crisi bancarie previsto nella nuova versione del Mes che, senza il sì dell’Italia, non potrà più essere azionato dal 1° gennaio come invece concordato da tutti i leader nel pieno della crisi del Covid.
E se per il governo si tratta di un’occasione per avviare una riflessione sullo strumento, per i vertici comunitari è l’ennesima occasione persa per avvalersi di un’arma in più per difendersi dagli choc economici che sono “imprevedibili” e mettono a repentaglio la stabilità finanziaria dell’intera Eurozona.
Accompagnato per lungo tempo dallo stigma per il suo ruolo nel salvataggio lacrime e sangue della Grecia, il Mes farebbe da paracadute (backstop) al fondo salva-banche Srf (il Fondo unico di risoluzione europeo alimentato dalle banche stesse) scongiurando che siano i governi nazionali a dover mettere mano al portafoglio in caso di crisi creditizia (21 dicembre).
Addio a Wolfgang Schäuble, il ministro dell’austerity
Berlino (ANSA) – La Germania dice addio a Wolfgang Schäuble, uno dei giganti della politica tedesca, il falco dell’austerità nell’eurozona, l’ex ministro delle Finanze di Angela Merkel spesso celebrato in patria e altrettanto criticato all’estero. Il politico Cdu, malato da tempo, si è spento all’età di 81 anni. Il destino ha voluto che Schäuble se ne sia andato proprio nelle settimane in cui il governo di Olaf Scholz si dibatte tra le difficoltà di bilancio, nel tentativo di rispettare il freno al debito tedesco.
“Quando ero giovane ministra, Wolfgang Schäuble è stato per me un maestro politico. Come ministro dell’Interno e delle Finanze è stato una delle ancore dei miei primi tre gabinetti di governo”, lo ricorda Angela Merkel. “La Germania perde un pensatore acuto, un politico appassionato e un democratico combattivo”, scrive invece il cancelliere Scholz, che celebra un uomo che ha “plasmato il nostro Paese per oltre mezzo secolo”.
Nessuno è stato membro del Bundestag più a lungo di Schäuble. Nato nel 1942 a Friburgo, Schäuble entrò nella Cdu nel 1965 e nel parlamento tedesco nel 1972, non uscendone più. Fu ministro per gli Affari Speciali e ministro dell’Interno con Helmut Kohl. Nel secondo ruolo fu uno dei politici che strutturarono e gestirono la Riunificazione tedesca, nonché uno dei più appassionati promotori del ritorno di Berlino a capitale tedesca. Con Merkel, invece, Schäuble fu ministro dell’Interno e poi ministro delle Finanze per due mandati.
Negli anni dell’eurocrisi Schäuble divenne il volto più noto della severità tedesca verso i partner sud-europei, a partire dalla Grecia sull’orlo del collasso. Nel 2017 non entrò a far parte dell’ultimo governo Merkel: anche per la Kanzlerin una certa austerità vecchio stile era diventata troppo complicata da difendere in Ue. Per Schäuble arrivò il ruolo di presidente del Bundestag. Il decano Cdu non divenne invece mai cancelliere perché Kohl gli preferì proprio Merkel e nemmeno presidente della Repubblica federale. “Non sono comodo, ma sono leale”, diceva Schäuble, senza tuttavia alimentare polemiche pubbliche (27 dicembre).
L’Ue lavora al piano B da 20 miliardi per Kiev
Bruxelles (ANSA) – In vista del nuovo vertice straordinario in programma il primo febbraio e interamente dedicato alla revisione del bilancio comunitario, la Commissione europea è al lavoro per redigere un programma di sostegno dal valore di 20 miliardi di euro e salvare così Kiev da un’incombente crisi finanziaria.
La direzione intrapresa, è l’indicazione che trapela da fonti europee, punta verso uno schema di garanzie che consentirebbe all’esecutivo di Ursula von der Leyen di andare sui mercati con un metodo collaudato durante la pandemia. Seppur i dettagli siano ancora tutti da definire e la somma ben più bassa dei 50 miliardi (sovvenzioni comprese) contemplati all’inizio, il dialogo con i governi è aperto.
Dopo il veto del premier ungherese, Viktor Orban agli aiuti a Kiev, l’idea di uno schema di prestiti sul modello del programma Sure – usato durante la crisi del Covid-19 per finanziare gli schemi di cassa integrazione nazionali – è planata sul tavolo delle capitali. Tra i suoi punti di forza, il metodo delle garanzie anticipato dal Financial Times fa affidamento alla partecipazione obbligatoria dei Paesi con i migliori rating creditizi (27 dicembre).
L’opposizione serba denuncia brogli, scontri a Belgrado
Belgrado (ANSA) – A Belgrado resta alta la tensione dopo i violenti scontri fra polizia e sostenitori dell’opposizione che alla vigilia di Natale hanno cercato di assaltare la sede del municipio della capitale serba. L’opposizione serba chiede con forza l’annullamento delle elezioni parlamentari e amministrative del 17 dicembre, che sarebbero state falsate da gravi brogli e irregolarità, denunciate anche dagli osservatori internazionali all’indomani del voto.
Nelle violenze di domenica contro il municipio, 38 manifestanti sono stati arrestati, mentre tra i poliziotti in assetto antisommossa si sono registrati otto feriti. Condannando con forza gli incidenti, il presidente serbo, Aleksandar Vucic, non ha escluso il coinvolgimento di “forze straniere”, un’ipotesi subito cavalcata dalla dirigenza russa, che ha puntato il dito contro l’Occidente, interessato per Mosca a riproporre in Serbia uno scenario analogo a quello della rivoluzione di Maidan nel 2014 a Kiev.
“E’ evidente che l’Occidente cerca di destabilizzare la situazione in Serbia”, ha detto Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. Anche per il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, “sono evidenti i tentativi di forze esterne, anche dall’estero, di promuovere disordini a Belgrado” (26 dicembre).
Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.